martedì 2 ottobre 2012

La magica terra dei giauli.......Monte Pelmo 2012


Foto: Monte Pelmo (Luca Gandolfo)


Foto: Monte Pelmo (Luca Gandolfo)

E’ passato qualche giorno ormai, ma basta distogliere il pensiero dalla quotidianità che la mente torna velocemente lassù, oltre quel mare di nubi dove le cime del Pelmo e dell’Antelao svettavano, padrone assolute di quell’immensità che noi, pochi e piccolissimi di fronte a tale spettacolo, abbiamo potuto contemplare, in silenzio, col groppone in gola per l’emozione, in compagnia dei Giauli, gli antichi e leggendari abitanti di quelle lande desolate ed Ebelis, la “Dinogiaula”, figlia di Mauro Lampo, portata lassù per vegliare sulle antichissime tracce dei suoi predecessori.

 


Foto: Monte Pelmo (Luca Gandolfo)
L’eco dell’elicottero, fondamentale nel trasporto di materiale e persone, risuona ancora nella vastità e imponenza del Caregon, l’enorme circo glaciale alla base della vetta del Pelmo, montagna splendida, maestosa ed allo stesso tempo temibile e minacciosa. Sbarcati dall’elicottero su quella lama di roccia larga 4-5 metri a picco sul nulla che costituisce lo spallone est, si percepisce immediatamente che siamo fortunati ospiti e spettatori di un ambiente idilliaco.


Foto: Monte Pelmo (Luca Gandolfo)
Da lassù, in lontananza, vediamo sbocciare come dei piccoli funghi le tende del campo base, montanto dai ragazzi della 2° squadra, quella sul Caregon, e lì vediamo partire, come piccoli puntini, pronti per esplorare, rilevare e placchettare i pozzi dell’area. Basta semplicemente girarsi, e il nostro sguardo precipita di oltre 1000 metri giù, verso quel mare di nubi che nasconde tutto e che ci regala un panorama mozzafiato. Ma noi siamo lassù, testimoni di una camminata fatta milioni e milioni di anni fa da un dinosauro, forse due addirittura, il tutto mentre Tono e Cesco sono laggù, appesi, a pendolare a 200 metri dal nostro campo base “Vertigine”, con un unico scopo, raggiungere la 2° Grotta dei Giauli.

Obiettivo che verrà raggiunto solo la sera del sabato, dopo non poche difficoltà, festeggiato dal suono, unico ed emozionante, delle conchiglie del nostro scultore, suono che rimbomba tra le pareti di questa montagna magnifica, per arrivare, forse, a qualche orecchio laggiù, sotto quel mare di nuvole

Foto: Monte Pelmo (Luca Gandolfo)
Foto: Monte Pelmo (Luca Gandolfo)
Quell’immensità di nuvole bianchissime però impedisce all’elicottero di venire a recuperarci, siamo testimoni di uno spettacolo indescrivibile per più di mezza giornata, ma non possiamo farci cogliere al buio da questa montagna, quindi via radio comunichiamo all’altra squadra che dovremmo scendere a piedi, abbandonando le reti con tutto il materiale. Così quei 14 puntini si uniscono e attraverso le nebbie sotto il Caregon si osserva questo originale serpentone di persone che si avvicinano alla Cengia di Ball, con i suoi passaggi assai “panoramici”, giù verso la normalità di tutti i giorni, mentre lassù Ebelis, ormai sola, ci accompagna con lo sguardo.

In questo clima quasi magico, al limite tra la realtà e la fantasia, è trascorso un weekend difficilmente ripetibile, reso magnifico da tutti i partecipanti.
Foto: Monte Pelmo (Luca Gandolfo)


Grazie a tutti....

Sponsor by: Crema Sport (Pd), Dolomite, Bialetti, Ferrino.

Luca

venerdì 24 agosto 2012

Rientro dalle ferie e attività varie..!

La cinta muraria di Padova continua a dare molte  e belle sorprese, negli ultimi mesi  le mura sono state al centro di numerose esplorazioni e rilievi grazie all'intenso lavoro da parte del Comitato Mura e del Gruppo Speleologico Padovano.

giovedì 2 agosto 2012

Alla grande!

Erera-Brendol da passo Cimia  Foto: (Marco Salogni)

Alla grande!

Tonight I'll be on that hill `cause I can't stop
I'll be on that hill with everything I got
Lives on the line where dreams are found and lost
I'll be there on time and I'll pay the cost
For wanting things that can only be found
In the darkness on the edge of town
In the darkness on the edge of town

Man mano che scendo il filo che mi lega all'esterno si sfilaccia e si scioglie nel buio, come una goccia di latte nel caffè, fino a sparire inghiottito dai sogni di una nuova dimensione. Il calore del sole estivo lascia il posto al denso nero che mi circonda, la corda mi tira verso il basso, verso giù, verso chissà dove e piano piano i riferimenti spazio temporali esterni perdono ogni significato e tutto diventa acqua, roccia, buio...

Il mio respiro, il rumore dell'acqua, lo strusciare dei sacchi, il cliccare dei moschettoni, un “libera!” ogni tanto...

Il viaggio nel cuore dei Piani Eterni sembra non finire più! L'ultima punta ha infatti aperto ancora nuovi orizzonti alle nostre esplorazioni in luoghi sempre più remoti e distanti da tutto e da tutti. Anche questa volta la grotta ci ha stupito con un nuovo intrico di gallerie fossili, meandri attivi, forre e questa volta non ci siamo nemmeno avvicinati all'ultimo grande punto di domanda lasciato quest'inverno: quel meandro a -900 alla base dell'Esapozzo che sembrava avere solo bisogno di un'aggiustatina per permetterci di percorrerlo e scendere giù, forse verso il cuore della piana di Erera.

Torniamo però a valle con tanti altri interrogativi: pozzi da scendere su un attivo fantastico, gallerie fossili da percorrere, un altro attivo che va sia verso valle che verso monte...insomma ce n'è per tutti i gusti!

Ma dove siamo andati a finire stavolta? In attesa di mettere su carta il rilevato (circa 600 mt) l'idea che ci siamo fatti è che le zone nuove siano sotto all'area di Forca-Cimia, verso il Colsent, ma per il momento l'unica collocazione geografica che possiamo dare è: “in culo al mondo a valle” e “in culo al mondo a monte”.
In ogni caso la grotta va alla grande e i punti di domanda che abbiamo lasciato sono davvero molti e se li aggiungiamo ai limiti esplorativi sotto ai Bimbi Sperduti... beh c'è solo l'imbarazzo della scelta su dove andare a ficcare il naso alla prossima punta! L'unica cosa certa è che Samarcanda ci farà ancora penare non poco prima di rivelarci i suoi segreti!

Il reticolo di gallerie fossili e di attivi che segna la montagna al suo interno si sta dimostrando sempre più intricato ed esteso, sviluppato su vari livelli, con una circolazione idrica tutta da scoprire, che apre interessantissime prospettive per la ricerca esterna di nuovi ingressi del sistema.

La cosa che però mi lascia ancora più stupito è che questo mondo sconosciuto e remoto sia a meno di un centinaio di chilometri in linea d'aria da casa mia, a due passi dalle fabbriche della pianura, quasi a ridosso di enormi outlet e centri commerciali, appena al di là del reticolo d'asfalto, quasi al limite delle reti di recinzione che proteggono ville e casette a schiera. Ai confini di una enorme area metropolitana che cerca di spingere i suoi tentacoli fino alle pendici delle montagne.

È davvero una beffa per una civiltà che pensa di avere addomesticato tutto, convinta di possedere il territorio e di farne ciò che vuole scoprire che la penombra che si insinua ai margini delle illuminate strade  cittadine non è che l'avanguardia di un buio ben più denso e fitto che da millenni vive nel cuore delle montagne. E immergersi in quel buio è davvero un'avventura incredibile che ripaga di ogni fatica!


Ciccio

sabato 23 giugno 2012

Padova sotterranea: le mura




Martedì 26 Giugno 2012 Ore 17.30
SALA PALADIN DEL COMUNE DI PADOVA


Il progetto “Padova Sotterranea” nasce dalla collaborazione trentennale fra Comitato Mura e Gruppo Speleologico Padovano CAI. Da fine 2008 la collaborazione ha assunto la forma di un progetto organico di ricerca che mette a frutto le rispettive, consolidate competenze e ha come obiettivo l'esplorazione e il rilievo sistematico degli ambienti ipogei del fronte bastionato rinascimentale, ancora in parte ignoti, inesplorati o non ancora rilevati e documentati. Il progetto, approvato e sostenuto delle autorità comunali, si attua fin dall'inizio in stretta collaborazione con il Settore Edilizia Monumentale, con cui vengono concordati modi, tempi e luoghi delle esplorazioni e a cui sono consegnati i rilievi fotografici e cartografici delle aree esplorate.

In tal modo, senza costi per l’Amministrazione, grazie al lavoro volontario dei membri delle due associazioni, la città acquisirà una grande quantità di dati e conoscenze che potrà indirizzare e stimolare l'attività di riscoperta, recupero, tutela e valorizzazione culturale del patrimonio pubblico costituito dalle mura di
www.muradipadova.it Padova.



INVITO ALLA PRESENTAZIONE DELLA RICERCA
Padova sotterranea: le mura
Interverranno
Flavio Zanonato
Sindaco del Comune di Padova
Luisa Boldrin
Assessore Lavori Pubblici - Edilizia Monumentale del
Comune di Padova
Angelo Soravia
Presidente della Sezione di Padova del Club Alpino Italiano
Adriano Verdi
Presidente del Comitato Mura di Padova
La ricerca sarà presentata da
Adriano Menin
Gruppo Speleologico Padovano del Club Alpino Italiano
Fabio Bordignon
Comitato Mura di Padova
Martedì 26 Giugno 2012 Ore 17.30
SALA PALADIN DEL COMUNE DI PADOVA


lunedì 23 aprile 2012

Un sabato di ordinario prearmo

L'inizio dell'avvicinamento stavolta è una plumbea galleria, una delle tante che costellano l'arditissima strada provinciale che si inerpica dalla pedemontana Arsiero fino alle nude e bellicose rocce dell'Altopiano dei Fiorentini. 

Il sentiero si dipana ai lati della strada, c'è ancora neve per terra, tentiamo di seguire le orme del capogita Mauro, l'unico (per un caso fortuito a suo dire) ad avere gli stivali; in capo a pochi minuti siamo tutti con i piedi fradici, Mauro compreso.


Gli attrezzi ballonzolano appesi all'imbrago, fornendo una metallica colonna sonora alla nostra marcia, che di trionfale ha ben poco: siamo in vergognoso ritardo, complice la colazione venezuelana offertaci da Winder e il tappo della benzina che ha deciso di prendere il volo dopo essere stato lasciato sul tetto della macchina; guardo con bramosia verso la vicina Folgaria, darei un rene per poter essere lì a farmi un'ultima sciata, mi concedo comunque un sogghigno beffardo al pensiero di tutti quei personaggi che, al posto di godersi la natura, vanno a rinchiudersi nei centri commerciali. Raggiungiamo l'ingresso della grotta e diamo inizio al rituale dell'armo fatto di corde, sacchi, moschettoni ed eresie, queste ultime spesso determinanti per una buona riuscita dell'operazione; srotoliamo una matassa, mettiamo anelli, avvitiamo piastrine, Winder e Mauro fanno guide e conigli. Vista la mia manualità da tetraplegico, mi astengo dal fare nodi, un giorno forse il corso si trasformerà da “corso di introduzione alla speleologia” a “corso di introduzione al suicidio” e quando verrà quel momento la mia opera verrà non solo apprezzata, ma addirittura richiesta a gran voce.


Vado a rannicchiarmi in un angolo come l'ultimo degli stronzi, la grotta, vista la quota, è piuttosto fredda, lo stillicidio e la forzata immobilità fanno il resto. Tanto per aggiungere un carico da undici alla mia condizione miserabile, ed affossarmi ulteriormente nell'autocommiserazione spengo anche l'impianto, anche perché a batterie sono ai piedi di cristo; da un angolo della mia mente si fa strada una voce sorniona che sussurra: “chi è lo sfigato adesso? Quello al centro commerciale?”. Scendo il pozzo da trenta, per la prima volta nella mia biennale carriera di speleologo sono felice al pensiero di dovermi fare una risalita nel vuoto: viste le temperature ogni sforzo fisico è ben accetto, e per me salire un pozzo nel vuoto è l'equivalente della maratona di New York fatta a piedi scalzi a ferragosto.


Alla fine del pozzo i miei due compagni di masochismo sono già alle prese con la sfida successiva, mentre sto ancora tentanto di sbarazzarmi del sacco con la corda che mi sta castrando, il capospedizione Mauro mi intima di fare una bambolina con la corda avanzata: eseguo alla meno peggio, non osando pensare alle bestemmie che tirerà il disgraziato che dovrà disarmare domani. Un altro pozzetto e siamo quasi in fondo: l'aborrito 45 finale, passo la corda a Mauro, Winder sta già finendo la sua campata e io me ne torno indietro, l'armo è finito e di scendere il 45 per poi doverlo subito risalire non se ne parla nemmeno, piuttosto vado ad urinare, visto che ho la vescica ridotta ad un gavettone, tanto per non essere volgare.




Attendo che tornino su i miei fedeli consociati, ed iniziamo il percorso inverso, Mauro non manca di polemizzare schernendomi con canzonacce politicamente schierate mentre pedalo forsennatamente per sottrarmi alle sue invettive. Come spesso accade usciamo prima del previsto, c'è ancora luce, ed il senso di appagamento è totale: impossibile spiegare a chi non ha passato ore (o giorni) nelle interiora di una montagna cosa si prova una volta fuori, con le endorfine che ruggiscono impazzite, e gli occhi che corrono avidi verso panorami che definire meravigliosi è riduttivo. Il momento contemplativo è finito: al grido di battaglia “boia can” emerge Mauro in tutto il suo fulgore ipogeo, cincischiamo ancora qualche attimo, il tempo di avvisare il CNSAS che oggi avranno un intervento in meno da fare, e ci incamminiamo verso la macchina.

Vipera

mercoledì 21 marzo 2012

E IO TI BATTEZZO...

Busa di Castelsotterra – Montello (TV) – 18 marzo 2012
Anche quest'anno, come vuole una tradizione che si perde ormai nella notte dei tempi, i sacerdoti del fango hanno assolto con cura al loro dovere di ungere con il fango stramaledetto del “casteo” le innocenti gote dei neo corsisti, alla loro prima sgrottata. Inutile dire che i sette fortunati eletti hanno davvero apprezzato questo solenne momento di intensa spiritualità. E adesso, dopo la scorpacciata di fango e scalette via con le corde! A domenica prossima e...benvenuti nella banda!
Ciccio .




venerdì 13 gennaio 2012

ERA ORA!

- 40
La voce di Marco risuona nel meandro:

- Qui non si passa!

Una nuova colonna di ghiaccio ha inglobato la corda del traverso e ostruito il passaggio. Per fortuna abbiamo un martello con noi ed inizia allora una sistematica battaglia contro il ghiaccio, ma alla fine ci troviamo tutti all'imbocco del primo pozzetto degli “stolti” con un'aria gelida che ci  taglia le orecchie. Ci dividiamo in due gruppi  e ci diamo appuntamento al vecchio bivacco a -450. Poi sono corde, meandri, gallerie, sacchi, stillicidio: tutto quello che serve insomma per rientrare in sintonia con la grotta e ritrovarsi su passaggi percorsi ormai un'infinità di volte.

Era Ora..! Ciccio package?
-750

Tiriamo fuori il ryobi dal sacco stagno: sembra in buone condizioni anche se ormai è più di un anno che è lì sotto, proviamo a metterlo in moto, ma dopo i primi tentativi...nulla, come al solito del resto! Siamo in un posto davvero in culo al mondo, con tre pozzi nuovi da scendere, ma 'sto giro però non ci siamo fatti fregare e abbiamo con noi anche altri due trapani che sembrano incredibilmente funzionare. Con damiano smontiamo candela e puliamo il filtro dell'aria e poi tocca a tebe provare la sorte:dopo qualche tentativo il motore comincia incredibilmente a tossicchiare e poi parte! Questo è il segnale che aspettavo: oggi le cose gireranno bene! In un attimo ci troviamo con tre trapani funzionanti...E ancora i tre pozzi da scendere. Mi sembra davvero troppo. Oggi possiamo davvero sognare! Ci dividiamo in due squadre: Io tebe e damiano sul pozzo “era ora”, marco u, dado e mauro sugli altri due pozzi.

Materiale ne abbiamo in abbondanza, i trapani vanno, lo scorrimento d'acqua lungo i pozzi non sembra essere un problema. Allora non ci resta che scendere! Tebe e damiano iniziano così ad armare, mentre io li tallono con il rilievo:

- Come va!

- Va! va!Continua!

Scendo anch'io il primo salto e tra i massi intravedo la partenza del secondo salto, e poi giù ancora!

- Ci serve ancora materiale: corda e attacchi, qui si scende alla grande!

Mi fermo con il rilievo e inizio a risalire, e intanto sento la voce di dado che sta scendendo.

Mi dice che gli altri due sfondamenti purtroppo chiudono dopo una trentina di metri. Un attimo dopo sono giù anche marco e mauro. Tagliamo un capo morto per recuperare un po' di corda per gli altri e mentre dado e marco raggiungono i due punteros con qualche attacco e lo spezzone, io e mauro risaliamo per recuperare tutto il materiale recuperabile. Quando ridiscendo giù mi pare davvero incredibile! Siamo tutti sulla cengia di un bel fusiode di una cinquantina di metri che sembra scendere deciso e pulito verso chissà dove. Nell'attesa, mentre tebe e marco scendono armando, completo i tiri di poligonale del rilievo.

Vedo le loro luci farsi sempre più piccole fino a sparire.

-900

Finalmente la voce di marco da sotto:

- Scendete con il rilievo!

Io e dado ci fiondiamo giù. Alla base del pozzo parte un meandrino che va, ma un passaggetto stretto quanto basta però ci chiude per oggi la strada. Oltre si allarga ancora e si sente un bel rumore di acqua! . Per oggi qui finisce l'avventura: abbiamo utilizzato tutto il materiale che avevamo, altimetro e  rilievo concordano e ci dicono che siamo scesi di circa 150m.

È un nuovo fondo del complesso, nel punto più distante dall'ingresso e in un posto davvero strategico per intercettare una possibile via d'acqua verso la sorgente del caoron. Sarà da tornare presto perciò lasciamo il pozzo armato e risaliamo...Siamo strafelici per le nuove possibilità esplorative e anche (o soprattutto) per non doverci trascinare fino alla locanda un bel po' di sacchi di materiale (ryobi, 250 m. di corda bagnata, una quarantina di attacchi, ecc.), considerato che abbiamo già un sacco a testa.

Il resto è come sempre il lento rientro in cui ci concediamo anche una divagazione alla “sfangata” tanto per complicarci la vita e fare un po' di speleo-turismo nelle gallerie dello Zio Tom. Dopo una ventina di ore di punta siamo ancora alla locanda dove ci aspettano i sacchi a pelo per un meritato riposo, e qualcosa di caldo da mangiare. Poi è ancora ozio post-punta prima di metterci in marcia verso fuori.

All'esterno ci accoglie un timido sole e una spruzzata di una quindicina di centimetri di neve che ha imbiancato tutto. Allo spartiacque la solita telefonata a michela sotto un cielo che si sta colorando d'azzurro. In casera tony murer e daniele ci aspettano: casera calda, fornela accesa, pane e speck, birra ghiacciata. Ci raccontano che anche l'altra punta sul pozzo “halloween” ha fatto grandi cose! Aspettiamo così mauro, tebe e dado che si sono fermati a fare una breve sosta al vecchio bivacco a -450 e che devono disarmare il p60 e l'ingresso.

Un tramonto spettacolare ci saluta colorando i piani eterni di splendidi riflessi dorati.

La neve caduta sembra voler proteggere l'enorme rete di buio che abbiamo sotto i piedi. 


Anche questa volta la grotta ci ha regalato qualcosa di grande, e davvero guardando la piana e i piani eterni dal porzil mi chiedo quando mai finirà quest'avventura... 



Era Ora TEAM..!


Ciccio